San Michele in Isola, Venezia
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Intervento di restauro conservativo della Cappella Cimiteriale Chiareghin Cardazzo
INDICE
- DESCRIZIONE DEL MANUFATTO
- STATO DI FATTO SOFFITTO A VOLTA
- INTERVENTO DI RESTAURO
3.1 Elementi in pietra e marmo
3.2 Vetrata a lunetta
3.3 Restauro cancello
1. DESCRIZIONE DEL MANUFATTO
La cappella fa parte di una serie di celle funebri costituenti l’emiciclo che separa la zona conventuale ed i chiostri dai campi di sepoltura.
La costruzione dell’emiciclo risale alla metà dell’800.
Tutte le cappelle hanno un identico impianto esterno con chiusura dell’accesso costituita da cancelli in ferro e da una vetrata a lunetta nella parte superiore.
Questo intervento di restauro si è occupato solamente delle superfici interne della Cappella.
Di pianta quadrata, ha un soffitto a volte in marmorino con specchiature in marmo Bardiglio ed un cornicione in pietra d’Istria che divide le pareti dal soffitto.
Le pareti sottostanti il cornicione sono rivestite con lastre in marmo: sulla parete di sinistra le iscrizioni funebri ricordano la presenza delle ceneri appartenenti alla famiglia Chiereghini mentre sulla parete di fondo quattro loculi con le spoglie mortali della famiglia Cardazzo. Sul lato destro è presente un piccolo altare con un’immagine della Madonna con il bambino, però molto deteriorata.
2. STATO DI FATTO SOFFITTO A VOLTA
Trattasi di un soffitto con volta a crociera in mattoni rivestito di un intonaco monostrato in marmorino e modanature in stucco..
Un’infiltrazione d’acqua piovana protrattasi per molto tempo, ha prodotto perdite della superficie in marmorino e una importante colonizzazione da parte dei licheni.
Inoltre, in precedenti interventi di ordinaria manutenzione, su l’intonaco sono stati stesi diversi strati di pitture.
Gli stucchi che rinforzano le costole della crociera della volta sono interessate dallo stesso tipo di degrado e ci sono importanti ricostruzioni fatte in precedenti interventi e non più coerenti.
3. INTERVENTO RESTAURO
Sono state spolverate tutte le superfici con utilizzo di pennelli morbidi e rimozione con l’ausilio di un raschietto, delle esfoliazioni della pittura e dei licheni incoerenti, facendo molta attenzione a non asportare involontariamente parti del marmorino e delle modanature a stucco.
Prima di applicare gli impacchi per eliminare muffe e licheni bisogna consolidare i distaccamenti dell’intonaco a marmorino dal fondo in mattoni della volta.
Inserimento nei distaccamenti più decoesi di cannucce per facilitare la percolazione della malta colloidale, avendo preventivamente sigillato le fessure circostanti l’area da trattare con una malta a base di calce idraulica e sabbia di fiume.
Le iniezioni di consolidamento sono state eseguite a più riprese per consentire una maggiore adesione dell’intonaco distaccato con la muratura sottostante, senza caricare troppo peso.
A consolidamento avvenuto si procedeva con la stesura degli impacchi per l’eliminazione delle muffe e dei licheni.
Veniva utilizzata una soluzione idrica di Sali di ammonio quaternario al 5% supportata da polpa di cellulosa, stesa sulle zone interessate dalle colonie di licheni, per un periodo di 72 ore.
A fine tempo di posa si procedeva con la rimozione dell’impacco e successivo lavaggio con spazzolini morbidi e spugne, risciacqui ripetuti per l’asportazione dei Sali residui.
Venivano asportate dalle superfici a marmorino delle volte e delle cornici a stucco, dei residui di vecchie dipinture utilizzando delle spugne morbide e, dove necessario con l’aiuto di bisturi, facendo molta attenzione a non graffiare lo strato originale.
Tale operazione veniva ripetuta più volte per rimuovere i residui e ripasso finale con spugne pulite e morbide leggermente inumidite con acqua demineralizzata.
Nelle lacune e zone in cui l’intonaco a marmorino era totalmente deteriorato ed inesistente si procedeva con l’integrazione.
Veniva steso uno strato di fondo formato da graniglia di pietra calcarea e grassello di calce stagionato per uno spessore di circa 5 mm.
Successivamente, ad asciugatura avvenuta, si integrava con uno strato di marmorino realizzato con polvere di marmo dello stesso litotipo di quello esistente e grassello di calce stagionato, lisciato a ferro.
Le superfici a marmorino sono state protette mediante stesura a pennello una saponata, di Marsiglia neutro, e lisciata con forza con un utensile in ferro quando l’intonaco non era ancora completamente asciutto.
3.1 Elementi in pietra e marmo
Al di sotto della volta in marmorino e stucchi, su tre lati della cappella sono inserite delle mezzelune in marmo Carrara fiorito con cornice di contorno in Bardiglio imperiale, al di sotto della quali un cornicione in pietra d’Istria separa la parte superiore dalle lapidi poste al di sotto dello stesso.
Su una parete dove non sono presenti le lapidi mortuarie è inserito un altare in pietra d’Istria con, al di sopra della mensa, una nicchia in cui è inserita una tavola rivestita in raso broccato con al centro un’immagine della Vergine con bambino. Trattasi di una stampa su carta fotografica che con il tempo è quasi completamente sbiadita.
La mensa è sorretta da due colonnine e due paraste sul retro inserite nella muratura.
Al centro delle colonnine sul gradino su cui poggia l’altare, è presente una vaschetta in pietra d’Istria di forma rettangolare sorretta da quattro piccole zampe di leoncino, mentre nella parete di fondo, sotto la mensa, è inserita una lastra in breccia corallina con al centro una croce in marmo.
Le paraste in pietra d’Istria poste sui quattro angoli della cappella presentavano parecchie integrazioni , quasi totalmente decoese eseguite con mastice poliuretanico. Varie fessurazioni ed esfoliazioni con perdita di materiale in particolar modo nella parte inferiore delle paraste stesse e sullo zoccolo. Per evitare la perdita di materiale venivano effettuate delle iniezioni di consolidamento ed incollaggi con resina epossidica.
Prima di procedere con il lavaggio delle superfici, utilizzando acqua demineralizzata ed una bassa percentuale di tensioattivo (Tween 20), venivano fissate le scritte in oro presenti sulle lapidi. Le scritte originali erano state realizzate con un fondo in bolo armeno rosso mentre le più recenti direttamente sulla pietra.
Il fissaggio veniva effettuato utilizzando resina acrilica in acetone al 2% data a pennello puntualmente.
La superficie lapidea veniva accuratamente lavata e spazzolata con acqua demineralizzata ed un leggero tensioattivo (Twen 20), utilizzando pennelli e spazzolini in saggina o fibra sintetica.
Rimozione dei residui e delle impurità con abbondanti risciacqui e successiva asciugatura con panni in microfibra.
Tutte le fughe, le fessurazioni e le lacune presenti sulle superfici lapidee venivano stuccate con un impasto a base di polvere di pietra e/o marmo setacciata e calce idraulica desalinizzata.
Come protezione delle superfici lapidee veniva stesa a pennello una cera microcristallina.
3.2 Vetrata a lunetta
Sopra la porta di accesso della Cappella è presente una lunetta dove è inserita una vetrata a piombo.
Lo stato di conservazione era abbastanza precario, parecchi vetri rotti e la cornice in legno presentava alcune parti marcite da infiltrazioni meteoriche.
Abbiamo ritenuto opportuno smontare la vetrata per poterla più facilmente restaurare presso il nostro laboratorio, e realizzato una tamponatura provvisoria in loco.
Sono stati sostituiti i vetri rotti con altri di uguale fattura, integrato i legacci in rame mancanti.
I profili in piombo dei vetri erano in buono stato e sono stati solamente controllati e ripuliti dalle poveri e da piccole incrostazioni calcaree di origini meteoriche.
Le parti in legno marcescenti sono state sostituite realizzando nuovi incalmi in essenza di larice, come il supporto originale. La struttura lignea è stata consolidata mediante applicazione a pennello di idoneo prodotto (Paraloid in acetone al 5%).
Il trattamento finale delle superfici lignee è stato realizzato con un mordente color noce, onde poter unificare cromaticamente il tutto.
3.3 Restauro cancello
L’accesso alla Cappella Chiereghin Cardazzo è chiuso da un cancello in ferro con vetri trasparenti all’interno. Dei quattro vetri esistenti tre erano rotti in più parti.
La serratura risultava non funzionante quindi il cancello era chiuso tramite catena e lucchetto.
Esfoliazione della superficie pittorica e presenza di ruggine in più parti.
Come prima operazione si è proceduto con l’asportazione, utilizzando dei raschietti e delle spazzole metalliche, degli strati di ruggine e delle dipinture distaccate conservando le superfici integre non interessate dal degrado.
La struttura interna dell’inferriata è stata smontata per consentire la rimozione dei vetri rotti e della serratura.
Tutte le superfici del cancello, interne ed esterne, cono state trattate con un prodotto convertitore di ruggine (Orvatrol) addizionato con grafite in polvere.
Integrazione dei vetri con nuovi elementi dello steso tipo e spessore, sigillati sul perimetro con silicone per evitare infiltrazioni d’acqua piovana.
Rimontaggio della struttura interna e sostituzione della serratura con nuovo elemento non essendo possibile riparare quello originale mancando parte dei componenti non più reperibili sul mercato.
Nelle fasi preparatorie precedenti il restauro erano stati individuati nella cappella sei candelabri, due vasi ed un crocefisso in bronzo posti nella parte sottostante l’altare.
Si è provveduto a portarli in laboratorio dove sono stati ripuliti dalle polveri, un successivo lavaggio con acqua deionizzata ed asciugatura.
Successivamente è stato steso quale protezione delle superfici un apposito prodotto (Incralac), quindi riportati in Cimitero e sistemati nella Cappella Chiereghin Cardazzo.