Palazzo Moroni, Padova – Relazione Tecnica

Palazzo Moroni, Padova - Relazione Tecnica
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Restauro conservativo sala affrescata

Palazzo Moroni – sede del Comune di Padova – è ubicato nel centro storico della città, direttamente collegato al Palazzo della Ragione.

Il restauro di cui trattiamo è relativo ad una stanza di circa cento metri quadri di pianta con soffitto a volta di padiglione tronco, riccamente decorato con una pittura a tempera databile fine XIX secolo.

L’intervento di restauro si componeva di due fasi ben distinte: la prima parte riguardava il soffitto, la seconda le pareti e la parte lapidea.

Nella parte centrale del soffitto la rappresentazione di un cornicione centrale di forma circolare con specchiature riccamente decorate poste lungo il suo perimetro e contenente all’interno un oculo aperto su uno squarcio di cielo.

Altre cornici scendono lungo le volte ad arco in prossimità delle finestre dando un’ottica diversa dell’architettura della stanza.

Nelle volte delle specchiature incorniciate con all’interno decorazioni con festoni di frutta, nastri svolazzanti, figure zoomorfe dai vivaci colori.

Una fascia di colore rosso con ornati in giallo oro a separare la cornice dalle decorazioni poste all’interno.

Inserimento nelle specchiature poste ai quattro lati della stanza di decorazioni rappresentanti delle lapidi marmoree con cornici a volute, le cui ombreggiature rendono un effetto ottico di rilievo delle stesse rispetto ai fondali dipinti.

Una fascia scura marrone delimitava il soffitto a volte dalle pareti sottostanti che, nella prima fase di lavoro, risultavano completamente ricoperte da vari strati di dipinture che non lasciavano presupporre l’esistenza di decorazione.

Su richiesta della Soprintendenza dei Beni BB.AA. e della Direzione Lavori veniva eseguita una campionatura su varie parti del soffitto. Questa operazione consentiva di portare alla luce lacerti di affreschi di datazione precedente a quelli attuali.

Veniva redatta una mappatura dei campioni eseguiti, corredata da documentazione fotografica, quindi si procedeva con il restauro del soffitto. Dopo una attenta valutazione dell’intervento da eseguire da parte degli organi competenti, veniva optato per il restauro delle decorazioni a tempera superficiali.   

Lo strato di pigmenti si presentava molto instabile in quasi tutta la sua completezza, non essendo stata eseguita a suo tempo un’adeguata preparazione di fondo.

Risultavano mancanti in varie zone del soffitto parti delle decorazioni staccatisi dal loro supporto naturale e varie fessurazioni dovute probabilmente ad un assetto statico del palazzo.

Ad evitare eventuali altri distaccamenti del tessuto pittorico si procedeva con una velinatura delle parti instabili con carta giapponese e resina acrilica in diluizione al 2%.

Le polveri depositatesi sulle superfici venivano asportate utilizzando dei pennelli morbidissimi in setole naturali quindi, a consolidamento avvenuto, si rimuoveva la velinatura.    

Si effettuava una prima fase di pulitura con soluzione idroalcoolica, pennelli in setole e spugne naturali per rimuovere lo strato di sporco e fumi grassi depositatisi nel tempo.

I residui rimossi con ausilio di gomma pane e spugne Wisciab. Per la pulitura della parte centrale del soffitto dove un oculo rappresentante uno squarcio di cielo risultava particolarmente sporco,

si effettuavano degli impacchi mirati con carta giapponese e bicarbonato d’ammonio in soluzione idrica a pH controllato.

Utilizzando dei bisturi e dei microscalpelli venivano rimosse le vecchie stuccature e gli elementi metallici ormai inutilizzabili, a seguire l’integrazione delle lacune e la stuccatura delle fessure con una malta composta da grassello e polveri di marmo con caratteristiche simili all’originale come concordato, previa campionatura, con la Soprintendenza BB.AA.AA. del Veneto Orientale.

Si eseguiva quindi il recupero pittorico utilizzando acquerelli e, ove necessario, terre naturali colorate.

Nelle zone dove erano presenti distaccamenti e lacune del decoro, su richiesta degli organi competenti, veniva ripristinata la dipintura come dai disegni originali.

A completamento del restauro e su autorizzazione della Soprintendenza ai Beni BB.AA. e della Direzione Lavori veniva applicato, a protezione della superficie, uno specifico prodotto.

Si iniziava quindi la seconda parte dell’intervento, quella che riguardava le pareti e le parti lapidee.

Veniva restaurato il caminetto in pietra posto su un lato della stanza. Questi presentava una frattura centrale nell’elemento costituente l’architrave dello stesso.

Non essendo possibile rimuovere l’elemento in pietra per riassestarlo nella sua posizione originale data l’instabilità della parete soprastante si procedeva con il consolidamento dell’architrave mediante l’inserimento di due perni in vetroresina inghisati con resina epossidica.

Dopo aver asportato le polveri e rimosso le stuccature incoerenti e cementizie, si eseguiva una descialbatura sulla superficie esterna ed interna dello stesso con utilizzo di bisturi e spatole.

Infatti all’interno erano presenti vari strati di dipinture a coprire lo strato di fuliggine sottostante. Applicati degli impacchi in polpa di carta e sepiolite con soluzione basica di bicarbonato d’ammonio in acqua deionizzata a pH controllato.

Ripetuti risciacqui con acqua demineralizzata per l’abbattimento dei sali residui.

Le scaglie e le parti fratturate venivano incollate con resina epossidica, stuccatura finale utilizzando un impasto a base di calce idraulica a basso contenuto salino e polvere di pietra affine all’originale.

Stesura a pennello di una cera microcristallina a protezione della superficie lapidea

Pulitura dei contorni in pietra delle finestre procedendo come per il caminetto ma trattandosi di parti particolarmente sporche (davanzali) venivano effettuati impacchi basici con soluzione di bicarbonato d’ammonio a pH controllato in più fasi per rimuovere gli strati di sporco esistenti.

Rimosse le griglie a spillone antipiccione per consentire una più accurata pulitura.

Tolti gli elementi metallici ormai incoerenti e tutte le stuccature cementizie.

Stuccatura finale delle fessure e delle crepe con apposito impasto a base di calce e polvere di pietra.

Veniva eseguito il restauro degli stipiti delle porte di accesso del cortile interno posto al primo piano con la stessa metodologia utilizzata per le altre parti in pietra.

Prima di intervenire con il restauro delle pareti venivano eseguiti dei campioni di pulitura per stabilire la metodologia più adatta a rimuovere lo strato di dipinture che le ricoprivano.

Lo strato superficiale veniva asportato utilizzando dei raschietti affilati quindi si procedeva ammorbidendo lo strato sottostante più tenacemente aggrappato con degli impacchi di polpa di carta e sepiolite in acqua demineralizzata e soluzione di sali basici (bicarbonato d’ammonio) a pH controllato, e successiva rimozione dello stesso con apposite spatoline.

La decorazione delle pareti consta in ampi pannelli centrali rappresentanti un tessuto damascato rosso cupo con elaborati disegni in tonalità più chiara, ai cui lati spiccano elementi architettonici con decorazioni a grottesche che dal pavimento salgono lungo le pareti fino a congiungersi con il cornicione.

Al di sotto dei pannelli damascati un elaborato zoccolo dipinto ad imitazione del marmo policromo.

Le rappresentazioni a damasco presentavano un ulteriore strato a tempera che non consentiva la lettura dei disegni sottostanti, questi veniva rimosso con ripetuti lavaggi con acqua deionizzata e spugne fino alla completa asportazione dei residui di pittura.

Rimovendo lo strato di dipinture veniva alla luce una porta tamponata con i contorni (architrave e spallette) in pietra di Nanto su cui era steso un intonaco molto deteriorato.

Veniva interpellata la D.L. per stabilire il tipo di intervento da effettuare e si optava per la rimozione dell’intonaco instabile e la stesura di un nuovo strato sotto livello su tutta la superficie.

Venivano riprese anche le altre parti mancanti di intonaco presenti nelle pareti, comprese le zone in cui era stato rimosso l’intonaco decorato per far passare il nuovo impianto elettrico.  

Eseguiti vari campioni di intonachino a base di grassello, carbonato di calcio e terre naturali, fino a raggiungere un tono di colore il più simile agli originali circostanti, da sottoporre all’approvazione della Soprintendenza ai Beni BB.AA. ed alla D.L..

A scelta avvenuta si procedeva con l’integrazione di tutte le parti mancanti sia sulle pareti che nella porta tamponata.

Per l’integrazione pittorica delle zone lacunose si eseguiva un rilievo della parte più leggibile della decorazione a damasco che veniva riportata su acetato.

Questo intervento consentiva di integrare le suddette superfici comprensive anche delle parti a nuovo come espressamente richiesto dalla D.L.

Nelle pareti dove era presente la decorazione a soggetto architettonico veniva deciso da parte delle autorità competenti la ripresa solamente del disegno originale senza ricreare le ombreggiature e le tonalità pittoriche.

Ripresa anche la decorazione dello zoccolo a imitazione di marmo policromo, dopo molteplici integrazioni del fondo particolarmente degradato.

Le finestre presentavano nelle lunette e nelle spallette delle decorazioni monocromatiche di tipo architettonico e nelle specchiature poste in basso delle grottesche simili a quelle presenti nelle pareti.

Reintegrate anche le lunette e le spallette interne delle finestre.

A sopralluogo avvenuto da parte degli organi competenti e la loro approvazione sulla metodologia applicata al restauro e sul risultato finale, veniva stesa sue tutte le parti decorate, come protettivo, cera microcristallina a pennello.