Palazzo Molin Gaspari, Venezia
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Opere di restauro conservativo della facciata
INDICE
- STATO ATTUALE
- DEGRADO
2.1 Opere in pietra
2.2 Intonaci esterni
2.3 Manufatti in ferro - INTERVENTI DI RESTAURO
3.1 Individuazione degli interventi di restauro
3.2 Opere in pietra
• Restauro statico e conservativo
• Sostituzione elementi
• Pulitura
3.3 Intonaci esterni
• Pulitura
• Consolidamento
• Integrazioni
3.4 Manufatti in ferro
1. STATO ATTUALE
Palazzo del XVII secolo che fu dimora del Doge Francesco Molin (1646-1655) sorto su un palazzo preesistente di cui rimane solo un portico, è sito nel sestiere di Cannaregio a Venezia.
Si affaccia sul Canal Grande di fronte al campo e omonima Chiesa di S. Stae, con un’angolazione all’imbocco dell’adiacente rio della Maddalena.
Trattandosi di un antico palazzo presenta alcune opere di rifacimento che non hanno però alterato la sua struttura originale.
La facciata prospiciente il Canal Grande presenta al piano terra un portale ad arco in pietra d’Istria, che da accesso al “portego”, nella cui chiave di volta è posto un mascherone di pregevole fattura.
Una serie di finestre laterali che danno luce al “portelo” ed ai magazzini sono protette da grate in ferro.
Un piano ammezzato divide il pianterreno dal piano nobile.
Questo si presenta con grandi finestre allungate e con poggioli a colonnine, una trifora con un arco centrale anch’esso sormontato da un mascherone in pietra.
La parte superiore di tutte le finestre presenta delle tamponature e degli esposti frangipioggia in piombo.
Il piano secondo presenta una serie di finestre rettangolari di cui quelle centrali con poggioli e colonnine però, rispetto al piano nobile, prive di piane e quindi aderenti alla facciata stessa.
La cornice di gronda in pietra d’Istria lavorata a dentellatura e sulla sommità del tetto una piccola costruzione, probabilmente l’ampliamento di un vecchio abbaino.
2. DEGRADO
Da un sopraluogo effettuato atto a definire il tipo di intervento si rileva la presenza di problemi a livello statico essendoci alcune colonnine completamente svincolate dai supporti e fratture su alcune piane dei poggioli, su architravi e sui pilastri e balaustra centrale.
L’intonaco presenta dei distaccamenti con relativa perdita del materiale originale, zone interessate da rattoppi in malta cementizia, elementi metallici ossidati e inutilizzabili, crepe, zone interessate da colonie di licheni nella zona a nord e sporco grasso carbonioso dovuto alla fuoriuscita di fumi grassi dai camini.
Il materiale lapideo presenta varie fratture, spesso provocate dal degrado degli elementi in ferro che arrugginendo hanno aumentato il loro volume fratturando la pietra.
Risultano mancanti piccole parti di materiale lapideo, probabilmente caduto nel canale sottostante.
Si rileva la presenza di strati più o meno spessi di incrostazione carboniosa, più evidente nella parte sottostante i poggioli e barbacani.
Presenza di licheni anche nelle canalette di scolo dei poggioli e delle balaustre.
Le grate in ferro poste al piano terreno presentano massiccia incrostazione di ruggine ed i morsetti i di ancoraggio alla pietra altamente degradati.
Le spallette di due finestre sempre al piano terra sono ormai irrecuperabili e dovranno essere sostituite, mentre su un’altra sarà sufficiente fare un tassello di buone dimensioni.
3. INTERVENTO DI RESTAURO
3.1 Individuazione degli interventi di restauro
L’intervento prevede la messa in sicurezza degli elementi dei poggioli mediante lo smontaggio degli stessi e la loro riposa in opera compresa la sostituzione degli elementi metallici di connessione interni con altri in acciaio inossidabile fissati con piombo fuso.
Per le parti fratturate si effettueranno degli incollaggi con resina epossidica e, ove necessario, iniezioni a lenta percolazione di resina epossidica fluida.
Verranno realizzati nuovi arpesi in acciaio inox ed ancorati alla pietra con piombo fuso.
Si procederà quindi con un’accurata pulitura della superficie lapidea mediante lavaggi con acqua deionizzata e bruscatura con spazzolini di setola.
Verranno rimosse dall’intonaco le malte cementizie e gli elementi in ferro con metodo manuale mediante l’utilizzo di scalpellini.
Per la pulitura dei depositi superficiali carboniosi, compatti e spessi verranno effettuati degli impacchi con polpa di carta e soluzione di carbonato di ammonio a pH controllato e successivo lavaggio per consentire la eliminazione dei sali residui.
Sulle zone localizzate ove lo strato di incrostazioni risultasse oltremodo tenace, si potrebbe intervenire con l’utilizzo di apparecchio aeroabrasivo e ossido di alluminio a 220 masch, ma questo tipo di intervento si prenderà in considerazione solo a pulitura avvenuta.
Per gli intonaci della facciata sarà effettuato un accurato lavaggio con acqua e l’ausilio di spazzole morbide in setole sintetiche, quindi nelle zone interessate da sporco nerastro si procederà con l’applicazione di impacchi in polpa di carta ed una soluzione idrica di sali basici a pH controllato.
I licheni verranno trattati con specifico prodotto micotico in soluzione idrica steso a pennello e/o con impacchi mirati.
Verranno rimossi tutti i rappezzi cementizii e gli elementi metallici inutilizzabili, verranno effettuati consolidamenti dei distaccamenti mediante iniezioni di malte colloidali.
Si procederà con la stuccatura di tutte le crepe con un impasto a base di calce e polvere di pietra.
Per quel che concerne le lacune più estese si procederà con una preparazione di fondo utilizzando una malta a base di grassello stagionato e inerte il più simile all’originale, ed a una successiva stesura con la medesima malta ma utilizzando come inerte polvere di pietra con una granulometria più fine, lavorato a basso spessore e rifinito a spugna.
Le grate delle finestre in ferro verranno svincolate e poste a terra, si procederà con la rimozione delle stratificazioni di ossido mediante spazzole di acciaio e successiva stesura sulla superficie a pennello di un convertitore di ruggine.
Verranno sostituiti i morsetti in ferro di ancoraggio alla pietra con altri in acciaio inox, fissati a piombo fuso.
3.2 Opere in pietra
• Restauro statico e conservativo
Veniva smontata la balaustra del poggiolo centrale posto al primo piano che presentava molti elementi con fratture e distaccamenti.
Incollaggi con resina epossidica dei vari elementi fratturati.
Realizzazione di tasselli in pietra d’Istria negli elementi della balaustra soggetti a mancanza di parte del materiale originale.
Inserimento di barre filettate in acciaio inox annegate in resina epossidica, atte a consolidare le fratture sulle piane dei poggioli, negli architravi delle finestre, nell’ammorsamento di elementi lapidei distaccatisi.
Nelle crepe e dove si rendeva necessario, iniezioni con resina epossidica liquida a lenta percolazione per consentire una maggior sigillatura anche in profondità.
Sostituzione dei perni delle colonnine in ferro con altri in acciaio inox.
Rimozione vecchi arpesi in ferro e sostituzione con elementi in acciaio inox.
• Sostituzione elementi lapidei
Avendo riscontrato che le spallette di tre finestre poste al piano terra avevano subito un tale degrado da essere ormai irrecuperabili, in accordo con la D.L. e la Soprintendenza per BB.AA. di Venezia si decideva per la loro sostituzione.
Per poter intervenire sulla loro sostituzione venivano rimosse le grate in ferro delle finestre interessate, e messi in sicurezza i fori finestra stessi, si procedeva con la asportazione delle parti di pietra ancora in essere, la pulitura della superficie muraria sottostante e la messa in opera dei nuovi elementi.
Per quanto riguarda la finestra la cui spalletta risultava deteriorata solo parzialmente si procedeva con il distacco della parte irrecuperabile, conservando la zona inferiore interessata solo parzialmente dal degrado e si realizzava un tassello ad incastro.
Prima di ricollocare le grate in ferro venivano rimossi i vecchi morsetti di aggancio arrugginiti facendo attenzione a non danneggiare la pietra circostante.
Dove esistevano delle fessure provocate dall’aumento della ruggine si provvedeva a garzare la zona circostante l’elemento metallico da rimuovere utilizzando una resina acrilica reversibile.
• Pulitura elementi lapidei
Dopo aver effettuato un accurato lavaggio con acqua deionizzata e spazzole morbide in saggina per eliminare i depositi polverosi, si procedeva con la stesura di impacchi localizzati con polpa di carta e soluzione idrica a base di carbonato d’ammonio a pH controllato sulle superfici che presentavano deposito carbonioso, con tempi di posa variabili in base al tipo di incrostazione trattata..
Gli impacchi che richiedevano tempi più lunghi venivano avvolti con pellicola trasparente per evitare l’evaporazione della soluzione idrica.
Rimosso l’impacco di polpa di carta, la superficie lapidea trattata veniva risciacquata più volte e spazzolata in modo tale da eliminare, con lo sporco, anche i sali residui.
Nella parte sottostante la piana del poggiolo centrale dove, malgrado gli impacchi ripetuti in più riprese, le incrostazioni carboniose risultavano ancora evidenti, si effettuava una leggera micro sabbiatura con apparecchio aeroabrasivo utilizzando ossido di alluminio, in modo tale da rendere omogenea la pulitura nel suo complesso.
Venivano richiuse mediante stuccatura con un impasto a base di calce idraulica desalinizzata e polvere di pietra dello stesso litotipo di quella esistente tutte le crepe, fessure, fori dove erano stati precedentemente asportati gli elementi metallici ormai inutilizzabili , e le giunture tra conci.
3.3 Intonaci esterni
• Pulitura
Eseguita un’accurata mappa di tutte le zone interessate da distaccamenti, rappezzi cementizii, lacune più o meno vistose, crepe e fessure.
La prima fase di intervento ha riguardato la rimozione delle polveri mediante accurato lavaggio con acqua e bruschinato con spazzole di saggina.
Nelle zone dove la superficie era interessata da sporco particolarmente grasso e carbonioso si eseguivano degli impacchi con polpa di carta e soluzione di bicarbonato di ammonio a pH controllato, con tempi brevi.
Trattamento dei licheni presenti in alcune zone dell’intonaco mediante applicazione a pennello di soluzione di prodotto micotico con passaggi successivi fino ad assorbimento.
Ripetuti accurati lavaggi della superficie dopo 24 ore dalla stesura del prodotto.
Rimossi gli elementi metallici inutilizzabili ed i rappezzi cementizii con utilizzo di scalpellini e attrezzatura meccanica per gli elementi metallici ancorati in profondità.
Dopo aver attentamente individuato e marcato tutti i distaccamenti dell’intonaco dalla muratura sottostante, si procedeva con le varie fasi di consolidamento.
I consolidamenti venivano eseguiti iniettando, attraverso delle crepe già esistenti o praticando dei piccoli fori sull’intonaco in prossimità della zona da trattare, una malta colloidale specifica.
Nelle zone dove i distaccamenti risultavano più estesi venivano introdotte negli appositi fori delle cannule in plastica per consentire il riempimento dei vuoti sottostanti in più giorni, mentre per i distaccamenti meno estesi venivano praticate delle iniezioni a saturazione.
Durante le operazioni di consolidamento veniva riscontrato che un tirante del solaio, parecchio arrugginito, aveva creato una frattura sul bolognino in pietra di ancoraggio.
In accordo con la D.L. si decideva di intervenire mediante la saldatura di una lamina di acciaio sul tirante stesso rafforzandolo.
Logicamente previa rimozione della ruggine e delle scorie esistenti.
Avvenuta la pulitura ed i consolidamenti si procedeva con il ripristino dell’intonaco nelle zone interessate dalle lacune.
Veniva preparato un fondo con graniglia di pietra e grassello invecchiato di uno spessore di circa un centimetro e steso facendo molta attenzione nel rispettare i bordi dell’intonaco esistente.
Le fessure e le crepe, i forellini praticati per introdurre la malta colloidale, venivano invece richiusi con l’impasto ad intonaco finale sempre composto da polvere di pietra ma con una granulometria più fine e grassello di calce invecchiato, a cui venivano aggiunte delle terre naturali per raggiungere una tonalità ed un aspetto finale maggiormente simile all’intonaco originale esistente.
3.4 MANUFATTI IN FERRO
Venivano restaurati i due fanali posti ai lati del portale che erano stati rimossi al momento dell’installazione del ponteggio.
Sostituzione dei vetri rotti ed accurata pulitura di quelli integri, rimozione delle incrostazioni quindi eseguito un trattamento con prodotto antiruggine e, dove necessario, integrazione cromatica mediante dipintura.
Sostituzione di due perni di aggancio dei fanali su di una spalletta del portale essendo instabili e fortemente deteriorati, quindi ricollocato i fanali stessi.
Le grate venivano accuratamente spazzolate per rimuovere le stratificazioni di ossido e trattate con apposito prodotto atto a convertire la ruggine.
Anche gli altri elementi metallici non removibili (fioriere in ferro battuto del piano ammezzato) venivano accuratamente spazzolate e trattate con prodotto convertitore.
Realizzati nuovi ganci di ancoraggio delle grate alla pietra, in acciaio inox e fissati con piombo fuso, quindi si procedeva con la ricollocazione delle stesse.