Palazzo delle Maravegie, Venezia
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Intervento di restauro conservativo degli elementi in pietra ubicati nelle facciate del Palazzo delle Maravegie a Dorsoduro
Trattasi di un Palazzo di impianto gotico con rimaneggiamenti più tardi evidenti nelle polifore del primo e del secondo piano nobile, per quanto riguarda la facciata principale, con la demolizione dei ballatoi e la loro sostituzione con delle balaustre piuttosto barocche in linea con gli elementi di contorno, tutti in pietra d’Istria.
La parte riquadrata posta sopra l’estradosso degli archi della polifora al primo piano nobile, presenta un rivestimento in lastre di Marmo Cipollino con inserti probabilmente in Breccia di Settebassi.
Due bassorilievi zoomorfi in Marmo Cristallino di Taso sono posti ai lati della polifora sotto la grondaia, ed un riquadro con la cornice sempre presumibilmente in Marmo Cristallino decorata a bassorilievo contenente una lastra in Breccia di San Beneone è inserito al cento.
Non possiamo essere certi dei litotipi sopra elencati, dei bassorilievi per intenderci, dato che l’intonaco appena demolito era costituito da una finitura pigmentata con ossidi, i quali con il dilavamento si sono trasportati nelle porosità dei marmi fino a dagli quel aspetto rosato che può trarre in inganno per la loro classificazione.
Lo stato di degrado è evidente nella superficie della pietra dei contorni, pietra d’Istria, per lo spesso strato di crosta nera, naturalmente sono presenti delle fratture e elementi metallici ormai al collasso per le stratificazioni dovute all’ossidazione.
Non ci sono significative presenze di colonie di licheni negli elementi.
S’intende intervenire per quanto riguarda la statica con la verifica della portanza degli elementi svincolati dalla muratura, come le balaustre, la spurgatura delle vecchie stuccature cementizie, la sigillatura delle fughe e delle crepe con malta a base di calce desalinizzata e polvere di pietra, lo svincolo dei piccoli elementi in ferro, chiodi gangheri, non più coerenti.
Per quanto riguarda la pulitura degli elementi in pietra d’Istria si intende intervenire con un lavaggio con acqua deionizzata e bruschinatura con spazzole in setole morbide, atta rimuovere le polveri superficiali in modo da permettere all’impacco di aderire ed agire uniformemente.
Si stenderanno per un tempo determinato da test in loco diversi impacchi con una soluzione idrica a base di sali solubili, bicarbonato d’ammonio al 7%, a pH controllato.
Tra le diverse applicazioni di impacchi, una volta rimossi, si agirà sulla crosta nera con spazzole in saggina e lavaggi con acqua agendo sulle zone più tenaci con bisturi e scalpellini manuali.
S’intende portare la pulitura anche su indicazione del tecnico della Soprintendenza ad una cosiddetta mezza pulitura cioè più specificatamente mantenendo per bene le patine del tempo e anche oltre.
Per arrivare ad un risultato di pulitura equilibrato sarà forse necessario intervenire nelle aree più persistenti con una leggera microsabbiatura con ossido di alluminio a 280 masch.
Una volta raggiunto il risultato stabilito saranno lavati tutti gli elementi con acqua deionizzata per l’abbattimento dei sali residui.
Capitolo a parte sarà la pulitura ed il consolidamento degli elementi in marmo e breccia i quali necessitano di diversi lavaggi con acqua deionizzata nebulizzata per l’estrazione degli ossidi provenienti dal vecchio intonaco.
Saranno stesi degli impacchi localizzati con una soluzione idrica a base di sali solubili, bicarbonato d’ammonio al 7%, a pH controllato sulle aree interessate dalla crosta nera, con tempi stabiliti mediante test.
Saranno eventualmente consolidati questi elementi tramite l’inclusione mirata di adeguati perni in acciaio inox A.I.S.I. 316 o in vetroresina.
Se dovesse essere necessario, per delle lastre di rivestimento in marmo cipollino, si propone la verifica dei loro ancoraggi mediante la rimozione parziale di un elemento.
Per quanto riguarda l’eventuale consolidamento chimico delle superfici di questi litotipi si rimanda qualsiasi proposta a dopo la pulitura avendo cura di preparare tre campioni, in ordine: resina acril siliconica, estere etilico dell’acido silicico e copolimeri floururati.
Le sigillature saranno effettuate con una malta a base di polvere di marmo e calce desalinizzata.