Palazzo Grimani, Venezia

Palazzo Grimani, Venezia
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Restauro conservativo busto romano in marmo di Plautilla appartenente alla Collezione Giovanni Grimani

INDICE

  1. INDAGINE PREVENTIVA RESTAURO DEL BUSTO FEMMINILE
  2. INTERVENTO DI RESTAURO

Trattasi di due busti in marmo greco facenti parte della Collezione Giovanni Grimani, donata alla Repubblica Serenissima di Venezia nel 1587.

Il busto femminile denominato Giulia Mamea risalente alla fine del II- inizi del III secolo d.C. viene rappresentato in disegno da A.M. Zanetti – 1736 – Disegni delle Statue, dè Busti, ed altri Marmi antichi dell’antisala della Libreria, fatti per ordine di M.r Lorenzo Tiepolo, Cavalier Procurator, Bibliotecario.

Da un inventario redatto dal Museo Archeologico Nazionale di Venezia (inv. 202) si ha la descrizione del busto che qui viene riportata.

La testa è inserita in un busto panneggiato non pertinente, con ogni probabilità databile a epoca rinascimentale; sono di restauro anche la punta del naso e la parte inferiore dei capelli, dalle orecchie alle spalle. La capigliatura è stata lavorata a parte e applicata in antico.

Il busto cinquecentesco, coperto da una veste leggera e dai lembi di un mantello, è sormontato da un ritratto femminile i cui lineamenti appaiono fortemente caratterizzati: il naso lungo e ricurvo, gli occhi grandi dai bulbi oculari su cui solchi sottili disegnano i contorni di iridi e pupille.

I caratteri stilistici e le particolarità tecniche, soprattutto la lavorazione a parte della capigliatura, depongono per una datazione alla prima età severiana; anche sul piano iconografico si possono cogliere evidenti affinità tra il nostro esemplare e alcune celebri raffigurazioni delle donne della dinastia dei Severi (FITTSCHEN, ZANKER 1983, pp. 27-33; FEJFER 1988, PP. 295-301; BAHARAL  1992, PP. 110-118).

Siamo dunque di fronte a un ritratto privato sensibilmente influenzato dalle coeve immagini ufficiali create in ambito curiale.

(Da Lo Statuario Pubblico della Serenissima – Due secoli di collezionismo di antichità 1596-1797 – BIBLOS)

1.INDAGINE PREVENTIVA RESTAURO DEL BUSTO FEMMINILE

Ad una attenta analisi del busto marmoreo si evidenziavano molteplici incollaggi, eseguiti in un precedente intervento di restauro, con utilizzo di colofonia.

La superficie marmorea risultava interessata da un leggero strato di polvere depositatosi nelle scanalature e modellature degli occhi e dei capelli, fissatasi sulla ceratura del marmo.

Le congiunzioni delle varie parti marmoree risultavano parzialmente distaccate; questo era dovuto alla presenza di elementi in ferro all’interno del busto che, ossidandosi avevano creato strati di ruggine che, aumentando di volume, avevano creato i distaccamenti della colofonia.

Alla base del collo si notavano delle piccole ricostruzioni in gesso.

Sul lato sinistro della veste una parte della stessa si presentava  distaccata  per frattura,  mentre una piccola porzione della stessa risultava mancante.

In accordo con il restauratore della Soprintendenza Polo Museale di Venezia, Giorgio Bacovich, si conveniva di intervenire con il distaccamento delle varie parti componenti il busto, la rimozione dei perni in ferro e la loro sostituzione con nuovi elementi in acciaio inox.

2. INTERVENTO DI RESTAURO

Per poter procedere alla rimozione dei perni interni  in ferro,  arrugginiti, bisognava scomporre il manufatto in marmo.

Gli incollaggi dei vari elementi erano stati eseguiti con colofonia ( in parte deterioratasi nel tempo). Per poter rimuovere la colofonia in totale sicurezza si procedeva con un bendaggio totale del busto con cotone idrofilo e garza.

Successivamente veniva introdotto in sacco di nylon  a tenuta stagna e depositato in un contenitore con coperchio di chiusura.

All’interno del sacco in nylon veniva versato un prodotto apposito che imbevendo il cotone idrofilo effettuava un impacco atto ad ammorbidire la colofonia (Metiletilchetone).

Il distaccamento si otteneva dopo circa  48 ore.

Rimozione dell’impacco e distaccamento dei vari elementi formanti il busto in marmo.

La colofonia veniva tolta con l’utilizzo di bisturi e piccole spatole.

Accurata pulitura di tutta la superficie con pennelli e batuffoli di cotone per rimuovere gli ultimi residui del vecchio incollaggio.

Terminata l’operazione di pulitura si procedeva con molta cautela a rimuovere i perni in ferro all’interno del collo, della testa e sul busto.

Questa operazione consentiva oltre a rimuovere gli elementi metallici deteriorati, la messa in evidenza degli strati di ruggine presenti sulla superficie lapidea che venivano prontamente asportati.

Sostituzione dei perni di congiunzione con nuovi elementi in acciaio inox fissati con resina epossidica.

Ricomposizione del busto ed incollaggio di tutte le sue parti.

Durante le operazioni preliminari veniva evidenziata la mancanza di una parte della veste e, in accordo con il restauratore della Soprintendenza ai BBAA, si optava per la ricostruzione della parte stessa utilizzando polvere di marmo di Carrara e resina epossidica.

Realizzazione della parte mancante in creta e successiva matrice in gomma siliconica.

Realizzazione con un  impasto a base di resina epossidica e polvere di marmo di Carrara del bordo della veste mancante.

Per consentire al busto di rimanere eretto in posizione verticale si provvedeva a ripristinare parte della base posteriore, anche questa mancante al momento dell’intervento di restauro.

Si proedeva con l’inserimento di micro perni in acciaio inox sulla base residua per creare dei punti di ancoraggio alla successiva ricostruzione eseguita con impasto a base di polvere di marmo di Carrara e resina epossidica.

Pulitura della superficie mediante lavaggio con acqua deionizzata e l’ausilio di cotone idrofilo e pennelli morbidi.

Stuccatura di tutti i giunti di congiunzione delle varie parti con apposito impasto a base di polvere di marmo e calce idraulica desalinizzata.