Oratorio Biondetti, Venezia

Oratorio Biondetti, Venezia
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Restauro conservativo elementi lapidei facciate

INDICE

  1. DESCRIZIONE DELL’ OPERA DA RESTAURARE
  2. DESCRIZIONE SINTETICA DEI DEGRADI
  3. DESCRIZIONE SINTETICA DELLE OPERAZIONI TECNICHE DI INTERVENTO
  4. STATO CONSERVATIVO ANTECEDENTE INTERVENTO
  5. INTERVENTO DI RESTAURO

1. DESCRIZIONE DELL’ OPERA DA RESTAURARE

L’Oratorio Biondetti è sito in Campo San Vio a Venezia. La sua edificazione risale al XIX secolo sulle rovine di una chiesa di origini antichissime (sec. X) e ricostruita tra il 1310 e il 1315 e successivamente demolita per lo stato precario ed instabile nei primi anni del 1800.

L’edificio presenta una interessante elaborata cornice di gronda, la porzione sottostante è in mattoni priva di intonaco o rivestimento fino ad un’altezza di circa due metri dal suolo, dove invece esiste un rivestimento a fasce in lastre di pietra d’Istra e rosso di Verona.

Il portale ligneo di accesso è sormontato da una edicola marmorea al cui interno è posto un mosaico di buona fattura.

Sono presenti sia nella facciata principale che in quella laterale destra, delle “moeche” di pregevole fattura molto probabilmente provenienti dalle rovine della precedente chiesa demolita.

Al centro della facciata principale è presente un rosone in pietra d’Istria chiuso da un’inferriata, nella facciata laterale due piccole bifore in pietra d’Istria e colonnine in rosso di Verona, sempre protette da inferriate.

La facciata sinistra ed il retro dell’oratorio sono state inglobate all’interno del giardino di un edificio addossato e quindi non visibili dal campo San Vio.

2.DESCRIZIONE SINTETICA DEGRADI

La facciata dell’Oratorio Biondetti presenta i seguenti degradi sulla superficie:

Presenza di licheni e piante infestanti

Presenza di particellato superficiale

Distaccamenti e fessurazioni sugli elementi lapidei

Stuccature incoerenti e cementizie

3.DESCRIZIONE SINTETICA OPERAZIONI TECNICHE INTERVENTO

Rimozione del particellato incoerente

Trattamento e rimozione dei licheni e delle piante infestanti

Lavaggio degli elementi lapidei con acqua e spazzolatura della superficie con setole morbide

Consolidamento della superficie in rosso di Verona con silicato di etile

Rimozione delle stuccature cementizie e/o instabili

Stuccatura delle crepe e delle fughe con impasto a base di calce desalinizzata e polvere di pietra dello stesso litotipo

Trattamento per l’arresto dell’ossidazione degli elementi metallici, previa pulitura con metodo manuale degli stessi e successiva stesura di apposito prodotto

Stesura sugli elementi lapidei di protettivo a base di silossano

4. STATO CONSERVATIVO ANTECEDENTE INTERVENTO

Nelle fughe tra i mattoni della facciata sono presenti piante infestanti radicate in profondità, massiccia presenza di licheni che hanno trasmigrato anche sul rivestimento lapideo in particolar modo sull’edicola, sul paramento lapideo di rivestimento ed attorno alle pàtere presenti in facciata.

Le decorazioni in rosso di Verona sottostanti la cornice di gronda presentano varie stuccature e notevole perdita di materiale dovuto allo sgretolamento della parte sedimentaria della pietra e relativo distaccamento dei clasti, oltre alla presenza anche qui di piante infestanti.

Anche i dentelli della cornice di gronda risultano fessurati per la presenza di licheni, specialmente in presenza di vecchie stuccature.

5. INTERVENTO DI RESTAURO

La rimozione dei depositi incoerenti presenti sulla superficie che, a differenza delle croste, non intaccano la natura chimica del materiale, veniva eseguita utilizzando dei pennelli a setola morbida.

Stesura su tutta la superficie lapidea di una soluzione idrica al 3% di Sali di ammonio quaternario con pennelli morbidi per l’eliminazione delle piante infestanti, delle muffe e dei licheni.

Alcune piante avevano invaso anche le fughe di connessione tra i mattoni della facciata, quindi per impedire la trasmigrazione delle spore, venivano sradicate in profondità utilizzando dei bisturi e delle spatoline.

Le cavità formatesi dalla rimozione del terriccio venivano trattate con lo stesso biocida dato a spruzzo.

Il trattamento veniva effettuato per un paio di giorni consecutivi in modo tale da consentire ai Sali di ammonio quaternario di agire bene anche in profondità, e dove si rendeva necessario anche con il supporto di impacchi controllati.

Ripetuti lavaggi delle superfici trattate per l’eliminazione dei residui di licheni e muffe ormai devitalizzati, utilizzando delle spazzole a setole morbide ed acqua corrente.

Nella decorazione in rosso di Verona del cornicione venivano evidenziate delle decoesioni per la perdita di parte del materiale stesso in modo particolare tra i clasti e le sedimentazioni naturali del materiale stesso.

Per evitare ulteriore perdita di materiale venivano effettuate delle microiniezioni nelle scaglie più evidenti con resina epossidica rinforzata con silice micronizzata e successivamente, applicato a pennello, del silicato di etile.

Le stuccature presenti sul materiale lapideo che ad una prima indagine conoscitiva sembravano a base di polvere di pietra e calce, risultavano ad un esame più approfondito composte da un’inerte traslucido e una componente gommosa.

Durante il sopraluogo effettuato dai tecnici della Soprintendenza ai BB.AA e dal D.L. Arch. Leandro, prima dell’inizio dei lavori di restauro, veniva deciso di far eseguire una analisi del suddetto materiale, anche come documentazione storica dei lavori precedentemente eseguiti.

Venivano effettuate delle fotografie utilizzando un “patch di controllo colore” per verificare le variazioni cromatiche subite nel tempo dalle vecchie stuccature, a seguito degli agenti atmosferici esterni quali infiltrazioni, escursioni termiche, variazioni termoigrometriche.

Purtroppo non è stato possibile fare un paragone con le foto del primo intervento di restauro non essendo in possesso della documentazione precedente. Infatti il vecchio restauro dovrebbe risalire agli anni ottanta.

Su specifica disposizione della Soprintendenza ai BB.AA. veniva richiesto di non rimuovere le stuccature vecchie ancora coerenti ma semplicemente di abbassare il livello, anche per eliminare i residui di licheni e polveri rimasti adesi nel materiale stesso. Si è cercato di conservare il più possibile laddove non vi erano infestazioni di licheni sul substrato.

Le crepe e le fughe di connessione presenti venivano imbonite con un impasto a base di polvere di pietra dello stesso litotipo e calce idraulica desalinizzata.

Su segnalazione della D.L. che aveva riscontrato delle infiltrazioni di acqua piovana all’interno dell’Oratorio provenienti dalle fughe di congiunzione delle lastre del timpano del tetto, al momento sigillate con della malta a base cementizia su una vecchia guaina in catramina, si provvedeva alla rimozione delle stuccaturecon utilizzo di scalpelli affilati e successivo imbonimento in profondità con impasto a base di polvere di pietra e calce desalinizzata.

Velatura delle nuove stuccature utilizzando delle terre naturali.

Per quel che concerne il mosaico all’interno dell’edicola veniva solamente ripulito dalle polveri con utilizzo di pennelli morbidi in setole naturali e lavaggio della superficie con tamponi di cotone e garza idrofila.

La stuccatura alla base ormai deteriorata veniva rimossa e ricostruita con impasto a base di calce e polvere di pietra.

Sulla parte della facciata in mattoni dove erano state estirpate le piante infestanti, si interveniva con una stuccatura delle fughe e delle lacune presenti con un impasto a base di coccio macinato e calce idraulica desalinizzata.

Velatura delle stesse per rendere cromaticamente l’insieme tra il vecchio ed il nuovo.

Nella facciata al di sopra dell’edicola è presente un oculo con inferriata.

La parte esterna è in pietra d’Istria mentre la parte interna risultava intonacata.

Un forte stato di degrado dell’intonaco aveva prodotto delle fessurazioni e conseguenti infiltrazioni di acqua piovana verso l’interno dell’oratorio.

Si provvedeva a rimuovere le vecchie malte, stuccare le fughe con una maltina a base di sabbia fine e calce desalinizzata e successiva velatura dell’insieme.

Le inferriate presenti nelle due bifore sulla facciata laterale dell’Oratorio e quella dell’oculo venivano ripulite dalle incrostazioni delle vecchie dipinture e dalla ruggine formatasi, quindi trattate con un convertitore di ruggine miscelato con grafite naturale.

Durante le fasi di rimozione delle piante infestanti era risultata parzialmente svuotata dalle malte di adesione una lastra di rivestimento dell’edicola.

Veniva eseguita un’accurata pulitura della fessura con abbondante rimozione di terriccio e radici formatesi nel tempo.

Queste infiltrazioni nel distaccamento producevano uno sviluppo interno di licheni che si erano sviluppati all’interno tra la muratura ed il rivestimento lapideo, macchiando il rivestimento stesso.

In accordo con la D.L. si provvedeva alla tamponatura mediante una stuccatura in profondità con un impasto a base di calce idraulica, sabbia di fiume e polvere di pietra, per scongiurare eventuali infiltrazioni di acqua piovana.

Il primo scalino che da accesso al portone dell’Oratorio presentava una fessura longitudinale sulla modanatura che, dopo aver rimosso polveri e sporco, risultava essere una tassellatura non fissata allo scalino stesso.

Si provvedeva a ripulire le parti con acetone e quindi venivano fissate con resina epossidica.

Su tutta la superficie lapidea veniva steso a pennello un protettivo a base di silossano in soluzione idrica.