Chiesa di San Geremia
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Restauro conservativo e rialzamento della pavimentazione della Cappella della Vergine
INDICE
- STATO CONSERVATIVO ANTECEDENTE INTERVENTO
1.1 Indagine stato conservativo
1.2 Progetto di restauro - INTERVENTO DI RESTAURO
2.1 Rimozione elementi lapidei della pavimentazione
2.2 Consolidamento elementi lapidei
2.3 Pulitura e lavaggio
2.4 Consolidamento sottofondo
2.5 Riposizionamento pavimentazione
2.6 Rimozione lastra tombale
2.7 Ricollocazione elementi lapidei
2.8 Stuccatura fughe di connessione
2.9 Restauro altare della Beata Vergine
2.10 Rifacimento intonaci a marmorino
2.11 Pilastri di delimitazione Cappella
2.12 Stesura di protettivo
1.STATO CONSERVATIVO ANTECEDENTE INTERVENTO
1.1 Indagine stato conservativo
La pavimentazione della Cappella della Vergine presentava un dislivello rispetto alla pavimentazione circostante della chiesa presumibilmente perché, durante la posa del pavimento, si era tenuta la quota rispetto alla lapide funeraria presente al centro della Cappella stessa.
Questo dislivello aveva causato, negli anni, molteplici scivolamenti da parte dei fedeli e dei visitatori che frequentano la Chiesa.
Venivano riscontrate anche delle sconnessioni sulla pavimentazione e quindi si decideva di intervenire per il rialzamento della stessa.
Lo scalino alla base della mensa dell’altare posto sul fondo della cappella, risultava particolarmente sconnesso con uno evidente slittamento delle lastre di contorno, profonde fessurazioni e mancanza di parte del materiale lapideo (Rosso di Verona).
Le pareti laterali particolarmente deteriorate con vaste lacune, dovute anche alla presenza di elementi metallici sottostanti fortemente ammalorati che gonfiandosi, a causa della ruggine, avevano provocato lo sgretolamento di parte dell’intonaco.
La lapide tombale, al centro della pavimentazione della Cappella della Vergine, risultava mancante sulle cornici esterne in Verde Reale di parte del materiale, dove si notavano evidenti tracce di precedenti interventi di restauro.
La lastra centrale in Bardiglio presentava una fessurazione orrizzontale
1.2 Progetto di restauro
L’intervento di restauro prevede la rimozione delle lastre in marmo (previa numerazione identificativa) del pavimento, la desalinizzazione delle stesse e, ove necessario, l’incollaggio delle parti fratturate o decoese.
Realizzazione di un vespaio in ghiaia per recuperare la differenza di quota rispetto alle pavimentazioni circostanti e successiva stratificazione in sabbia compattata su cui andranno ricollocate le lastre con sola malta di allettamento.
Velinatura delle cornici in Verde Reale della tomba e, con idonei accorgimenti tecnici, la loro rimozione.
Verrà, con l’ausilio di argani manuali, rimossa anche la lapide centrale ed suoi contorni in marmo di Carrara, e Verde Reale, per consentire l’ampliamento del muro di contenimento della tomba.
Realizzazione di tasselli in Marmo sullo scalino dell’altare dove risultano delle lacune con perdita del materiale originario.
Rifacimento delle specchiature in marmorino sui lati dell’altare e nelle colonne che delimitano la cappella, con materiale dello stesso litotipo di quello esistente.
Stuccatura delle fughe di congiunzione e delle lacune più evidenti.
Stesura di un protettivo sulle superfici interessate dal restauro a base di cera microcristallina.
2. INTERVENTO DI RESTAURO
2.1 Rimozione elementi lapidei della pavimentazione
Sulla base del rilievo geometrico dimensionale della pavimentazione realizzato dal D.L. Arch. Cesarin Roberto, sono state numerate tutte le varie lastre per consentire, dopo la rimozione, di poterle facilmente identificare nelle operazioni di riposizionamento.
Alcuni elementi presentavano delle esfoliazioni e quindi, onde evitare la perdita di materiale, si interveniva con una velinatura mediante garze di cotone fissate con resina acrilica in soluzione.
Le lastre rimosse si ripulivano con l’utilizzo di spazzole e raschietti, ma in presenza di incrostazioni delle malte di allettamento particolarmente tenaci venivano utilizzati degli scalpelli.
2.2Consolidamento elementi lapidei
Le lastre che presentavano distaccamenti e fratture venivano ricomposte ed incollate con resina epossidica prima di procedere con le fasi di lavaggio.
Alcune lastre a seguito di infiltrazioni di umidità risultavano distaccate in orizzontale, quindi si eseguiva un’accurata pulitura da sedimenti e poveri con utilizzo di pennelli e spazzolini in setole coadiuvate da solvente (acetone), prima di procedere con l’incollaggio delle parti.
2.3 Pulitura e lavaggio
A consolidamento avvenuto i vari elementi sono stati immersi in vasca con acqua deionizzata per quarantotto ore.
Questa operazione ha consentito oltre all’abbattimento dei sali presenti nella pietra, anche l’ammorbidimento dello sporco sulla superficie delle lastre, rimosso con utilizzo di spazzolini morbidi e spatole.
Tutti gli elementi lapidei venivano accatastati su appositi ripiani, per ordine di numerazione, in attesa di venir ricollocati sul nuovo sottofondo.
2.4Consolidamento sottofondo
Durante le operazioni di demolizione del vecchio massetto venivano scoperte delle lacune sul sottofondo con perdita di materiale (sprofondato nel vuoto) in più punti della zona interessata dall’intervento.
Per definire l’esatta quantità di lacune e la reale compattezza del terreno dove doveva venir ricollocato il pavimento in marmette, si è provveduto in accordo con la D.L. e la committenza, di far eseguire un’ appropriata verifica, incaricando una società di indagini geologiche.
Attraverso l’utilizzo di un Georadar, i tecnici della Metrolab di Padova, hanno scandagliato tutto il perimetro interessato rilevando i vuoti presenti sotto lo strato di terreno ancora compatto.
Sulla base della relazione fornita ed in accordo con i tecnici della Soprintendenza ai BB.AA. di Venezia, che ha effettuato un sopraluogo durante i lavori, si è concordato di compattare gli strati meno consistenti eseguendo dei consolidamenti mediante iniezioni in profondità di apposite malte colloidali.
Sono stati inseriti nel terreno, in prossimità delle cavità individuate dalle apparecchiature, dei tubi in PVC attraverso i quali far passare le malte colloidali.
Le malte colloidali sono state iniettate fino a rifiuto su tutto il perimetro interessato, soprattutto in prossimità degli scalini di accesso all’altare dove le cavità risultavano più estese.
2.5 Riposizionamento pavimentazione
Per recuperare il dislivello preesistente si procedeva con il ripristino del sottofondo stendendo un vespaio di ghiaia sul quale veniva posizionato uno strato di tessuto non tessuto.
Realizzazione di un massetto in calce e sabbia per la regolarizzazione del fondo, stesura di uno strato di sabbia livellata e quindi riposizionamento delle marmette rispettando la numerazione della mappatura con punti di ancoraggio laterali utilizzando una malta di coccio pesto e calce desalinizzata.
2.6Rimozione lastra tombale
Al centro della pavimentazione interessata dall’intervento è presente una lastra tombale in Bardiglio con iscrizioni funerarie, contornata da profili in bianco di Carrara e un rivestimento in lastre di marmo Verde Reale molto sottili interessate da varie stuccature risalenti a precedenti interventi di riparazione.
Lacune molto evidenti con perdita di materiale sul rivestimento in Verde Reale.
Una frattura centrale orizzontale aveva diviso in due pezzi la lastra in Bardiglio.
Onde evitare eventuali ulteriori fratture al materiale lapideo interessato allo smontaggio si interveniva con una velinatura utilizzando delle garze in cotone fissate con resina acrilica in soluzione di acetone (Paraloid al 10%).
Si posizionavano sulle garze dei morali in legno fissati alle stesse con resina epossidica, quali punti di ancoraggio dove agganciare le catene del paranco manuale necessario per sollevare la lapide ed evitare eventuali fratture durante le operazioni di spostamento.
Realizzazione di una struttura in tubi atta a sostenere i paranchi utilizzati per il sollevamento, spostamento e collocazione in zona idonea della lapide stessa.
Una volta rimossa la lapide si appurava che, a differenza di quanto inciso sulla pietra tombale, non erano state poste nella fossa le ceneri della defunta Marina Tiepolo ma, adagiato sul fondo giaceva lo scheletro cristallizzato della stessa.
Non erano presenti oggetti funebri o residui lignei della cassa mortuaria.
Veniva informata la Direzione Sanitaria Locale che, in considerazione che i resti scheletrici risalivano al 1802, autorizzava la rimozione degli stessi. Veniva quindi realizzata una piccola cassa in legno dove porre i frammenti della defunta per poter proseguire con gli interventi di restauro.
La pareti della fossa presentavano dei cedimenti e quindi in accordo con la Soprintendenza ai BB.AA si concordava per una messa in sicurezza delle stesse non invasiva, lasciando inalterato il paramento murario ma creando all’interno una struttura in tubi innocenti a sostegno.
Realizzazione di una protesi in materiale nano polimerico, a base di polimero epossidico caricato con polvere e scaglie di pietra, sulla struttura muraria in pietra dei bordi della fossa per recuperare il nuovo livello della pavimentazione, isolata dalla protesi soprastante con stesura di ciclododecano.
La nuova struttura sarà totalmente reversibile essendo solamente appoggiata ai profili già esistenti.
2.7 Ricollocazione elementi lapidei
Rimontaggio della struttura in tubi innocenti a sostegno dei paranchi per il riposizionamento della lapide, dei profili in Marmo di Carrara e del rivestimento in marmo Verde Reale, dopo aver eseguito la rimozione delle garze e la pulitura delle superfici lapidee dalla resina acrilica con batuffoli di cotone imbevuto di acetone.
La frattura presente sulla lastra in Bardiglio veniva rinsaldata mediante inserimento di micro perni in acciaio inox annegati in resina epossidica, e successivo incollaggio di tutta la frattura.
Le iscrizioni funebri venivano ripulite da residui cerosi e sporco depositatosi negli anni senza intaccare il materiale originale con cui erano state realizzate le scritte stesse.
Le lacune presenti sulla superficie del Verde Reale, in accordo con i restauratori della Soprintendenza ai BB.AA. di Venezia venivano integrate con un impasto a base di polvere di pietra dello stesso litotipo e resina epossidica, lasciando invece intatte le vecchie stuccature cementizie.
2.8 Stuccatura fughe di connessione
Le fughe di congiunzione tra i vari elementi della pavimentazione venivano stuccate utilizzando un impasto a base di polvere di marmo dello stesso litotipo del marmo e calce idraulica desalinizzata.
Si provvedeva anche a richiudere sulle marmette le lacune più evidenti in considerazione che l’area interessata dal restauro viene percorsa giornalmente da parecchi fedeli e visitatori.
2.9 Restauro altare della Beata Vergine
Il complesso dell’altare della Beata Vergine presenta dei cedimenti strutturali e necessiterebbe di un restauro complessivo.
L’intervento di restauro ha riguardato momentaneamente la balaustra ed il piano calpestabile interno antistante la mensa.
Risultava mancante una parte della fascia in Rosso di Verona dello scalino, grosse fessurazioni e fratture, lacune con conseguente perdita di materiale delle marmette.
Realizzazione di un tassello in pietra di Verona per integrare la parte mancante dello scalino.
Nelle fessurazioni e nelle crepe sono stati eseguiti dei consolidamenti mediante iniezioni con i resina epossidica, incollaggio delle parti fratturate e nei distaccamenti.
A consolidamento avvenuto si procedeva con la rimozione delle stuccature incoerenti e delle leggere incrostazioni cerose con utilizzo di bisturi e successivo lavaggio di tutta la superficie interessata dall’intervento, con un leggero tensioattivo, spazzolini in fibra morbida e ausilio di spugne.
Stuccatura delle fughe tra i vari elementi con un impasto a base di calce desalinizzata e polvere di marmo conforme alla cromia e granulometria degli originali.
2.10 Rifacimento intonaci a marmorino
L’intonaco a marmorino presente ai lati della mensa dell’altare, risultava fortemente deteriorato per l’ossidazione degli elementi metallici presenti nella muratura con conseguente perdita di parecchio materiale.
Si concordava di rimuovere le parti fortemente decoese e non recuperabili e ripristinare l’intonaco con metodo tradizionale realizzando un fondo in coccio pesto e successiva stesura di marmorino a base di grassello di calce stagionato ed inerte.
Gli elementi metallici ormai inutilizzabili venivano asportati manualmente con utilizzo di scalpello, e reintegrata la parte in mattoni di cotto sottostante, quindi ripristino dell’intonaco.
Ricollocazione delle piccole mensole in gesso, precedentemente rimosse per consentire il ripristino dell’intonaco, ed agganciate alla muratura mediante dei perni in acciaio inox.
2.11 Pilastri di delimitazione Cappella
Di fronte all’altare della Beata Vergine, a delimitare la zona interessata dal rialzo della pavimentazione, sono presenti due pilastri laterali con rivestimento del basamento in lastre di marmo e specchiature di intonaco in marmorino.
Dopo aver verificato l’ancoraggio delle lastre di rivestimento e riscontrato in alcune zone uno scollamento delle stesse dalla muratura sottostante, si concordava con la D.L. per un intervento di riadesione mediante iniezioni con malte colloidali specifiche.
Venivano realizzati anche dei piccoli arpesi in acciaio inox di ancoraggio tra gli elementi e fissati con piombo fuso.
Accurato lavaggio delle superfici lapidee con acqua demineralizzata e l’ausilio di spugne morbide e spazzolini in setole naturali per rimuovere i depositi di polveri e di materiali cerosi.
Stesura sulle superfici delle lastre di prodotto consolidante a base di resina acrilica in soluzione idrica, dato a pennello.
Stuccatura delle fughe di congiunzione con impasto a base di calce desalinizzata e polvere di marmo dello stesso litotipo di quello presente.
Per la specchiature in intonaco presenti nella parte interna dei pilastri, si conveniva con i restauratori della Soprintendenza ai BB.AA. di Venezia di intervenire rimuovendo le parti ormai totalmente degradate e non recuperabili e la stesura di nuovo intonaco a marmorino tradizionale realizzato con malta di calce ed inerte a doppio passaggio e lisciatura finale a ferro.
2.12 Stesura di protettivo
Tutte le superfici lapidee interessate dal restauro quali pavimentazione, elementi dell’altare, lastre di rivestimento, venivano protette mediante applicazione di cera microcristallina data a pennello.