Chiesa di San Geremia – Cappella dell’Immacolata, Venezia

Chiesa di San Geremia, Venezia
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Restauro conservativo Cappella dell'Immacolata

La Chiesa di S. Geremia fondata nel XI secolo e consacrata nel 1292 ha subito delle ricostruzioni nel secolo XVIII.

Caratterizzata da una cupola ovoidale e due facciate una sull’omonimo campo e l’altra sulla fondamenta Labia.

L’interno è concepito con pianta a croce greca e quattro tribune coperte.

L’intervento di restauro ha riguardato la Cappella dell’Immacolata posta sul lato destro all’ingresso della chiesa.

INDICE

  1. STATO CONSERVATIVO PRECEDENTE INTERVENTO
    1.1 Indagine stato conservativo
    1.2 Progetto di restauro
  2. INTERVENTO DI RESTAURO SOFFITTO A VOLTA
    2.1 Pulitura
    2.2 Consolidamento
    2.3 Ricostruzioni
  3. PARETI LATERALI
    3.1 Pulitura
    3.2 Consolidamenti

1.STATO CONSERVATIVO

1.1 Indagine stato conservativo

Trattasi di una cappella posta sul lato destro dall’accesso alla Chiesa dal Campo S. Geremia.

Il soffitto presenta una cupola centrale e due volte a botte ai lati.

Due cornicioni delimitano una fascia con decorazioni a stucco e dei capitelli che sovrastano delle paraste che delimitano le pareti.

La parte sottostante delle stesse, per circa un metro di altezza , è in materiale lapideo, mentre sia la parte superiore che i capitelli e cornicioni sono intonaco rifinito a ferro.

Lo stato di degrado riguarda molteplici fessurazioni presenti sia sul soffitto che nelle pareti.

Alcuni distaccamenti di intonaco sulle pareti e zone che presentano la superficie decoesa dalla sottostante muratura.

Risultano mancanti alcune decorazioni a stucco, peraltro in gran parte rifatte in un precedente intervento di restauro.

Presenti anche alcune lacune sulla superficie delle pareti dovute a distaccamento di intonaco.

Chiazze di umidità dovute ad infiltrazioni,presenti in più punti, riguardano il soffitto a cupola ed anche gli archi posti ai lati della stessa.

1.2 Progetto di restauro

Verrà realizzato un rilievo grafico con la mappatura delle crepe e dei distaccamenti presenti nell’intonaco.

In occasione del sopraluogo da parte dell’incaricato della Soprintendenza dei B.B.A.A. di Venezia verranno concordati i metodi ed i materiali idonei da utilizzare.

Si propone di rimuovere le polveri da tutte le superfici con utilizzo di pennelli morbidi e apparecchio aspirante.

Successivamente verrà eseguito un descialbo degli strati di pittura dalle superfici con utilizzo di bisturi e raschietti affilati.

Verranno asportati anche eventuali strati di intonaco posti sopra lo strato che si intende originale.Si procederà con il consolidamento dei distaccamenti dell’intonaco dal paramento murario mediante iniezioni di malte colloidali.Pulitura a bilanciamento delle superfici più annerite per mezzo di lavaggi o, impacchi con una soluzione di sali basici a ph controllato e successiva risciacquatura per eliminazione dei sali residui con acqua deionizzata

Stuccatura ed integrazione delle crepe e delle lacune con impasto a base di grassello di calce e polvere di pietra lisciata a ferro.

Velatura delle integrazioni e stesura a pennello di un protettivo da concordare con la Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici di Venezia.

2. INTERVENTO DI RESTAURO SOFFITTO A VOLTA

2.1 Pulitura

Veniva eseguita una accurata mappatura di tutte le superfici interessate dal restauro in particolar modo delle fessurazioni e dei distaccamenti.

Si procedeva con l’asportazione delle polveri utilizzando dei pennelli morbidi in setola e apparecchiatura aspirante facendo attenzione ai distaccamenti dove parti di intonaco e delle decorazioni a stucco risultavano particolarmente instabili.

Si seguivano diversi campioni di pulitura da sottoporre al tecnico della Soprintendenza di Venezia per concordare il tipo di intervento da eseguire.
Venivano eseguiti dei campioni sempre da sottoporre alla Soprintendenza ai Beni B.B.A.A. di Venezia di stratigrafia su varie zone delle parti interessate al progetto di restauro .

Si è appurato che nei vari campioni realizzati si evidenziavano vari strati di intonaco a marmorino e in intonaco civile.

In particolare, è venuta alla luce, in una vela dove era stata eseguita una stratigrafia, l’intonaco affrescato della chiesa più antica andata parzialmente distrutta.

Durante Il sopraluogo da parte della Soprintendenza , veniva deciso di mettere in evidenza il campione di intonaco affrescato, procedendo, a secco, al distaccamento dei vari strati di intonaco in marmorino, con l’utilizzo di bisturi e raschietti affilati.

Dopo la rimozione delle malte veniva alla luce un elemento metallico ormai deteriorato che aveva provocato il distaccamento delle malte.

Si provvedeva alla sua rimozione facendo molta attenzione a non lesionare le zone circostanti.

Consolidamento delle parti lesionate mediante l’uso di carta giapponese e resina acrilica in acetone al 2% (Paraloid).

Successivamente veniva eseguita una stesura di malta a base di sabbia e grassello di calce per integrare la zona mancante dell’intonaco affrescato.Rimozione della carta giapponese con utilizzo di tamponi di cotone imbevuti in acetone e ripetuti passaggi per eliminare eventuali residui dalla superficie interessata.

Velatura leggera per l’accompagnamento cromatico dell’integrazione.

Rimozione a secco con utilizzo dei bisturi e raschietti affilati degli strati di pittura a calce e tempera che, negli anni ed in successivi interventi, erano stati utilizzati per coprire i sedimenti fissatisi con il fumo grasso delle candele e dei lumi, ed uniformare macchie di infiltrazioni pluviali.
La rimozione delle varie ridipinture aveva reso possibile una più attenta visione delle crepe e delle fessurazioni presenti su tutta la superficie trattata .

In particolare risultano presenti molteplici distaccamenti e fessurazioni sulla modanatura del cornicione con varie zone prive del materiale originario.

Dopo aver provveduto ad una accurata pulizia della parte sottostante dalle scorie accumulatesi nel tempo con pennelli morbidi ed anche con l’utilizzo di apparecchio aspirante.

Stesura di uno strato di malta di sabbia e grassello di calce ad integrazione delle lacune e ricollocazione dei frammenti distaccati.

2.2 Consolidamenti

Per poter procedere con i consolidamenti delle fessure e delle crepe si eseguiva una sigillatura delle stesse, sottolivello, utilizzando un impasto a base di sabbia e gassello di galce.

 

Le iniezioni di apposite malte colloidali, concordate con la Sopraintendenza ai B.B.A.A. venivano eseguite tramite delle cannule di varie dimensioni scelte in base al tipo di fessurazione presente.

Le operazioni di consolidamento venivano effettuate a più riprese, in particolar modo sulle volte del soffitto e tra queste e le cornici modanate, dove i distaccamenti si presentavano più evidenti.

Particolare intervento sull’arco della finestra a serliana della cappella che presentava crepe e lacune dove, in un precedente intervento di restauro, era state eseguite delle integrazioni con malte cementizie.

Come da accordi con la D.L. si decideva di intervenire con la rimozione parziale della tamponatura in malta , per non compromettere lo stato di conservazione dell’intonaco a marmorino ed un successivo ripristino della stessa utilizzando una malta a base di sabbia e di grassello di calce , con rifinitura dello stesso a marmorino.

Una leggera velatura della superficie a base di calce e terre naturali per creareun’armonia cromatica dell’insieme.

Una leggera velatura della superficie a base di calce e terre naturali per creare un’armonia cromatica dell’insieme.

2.3 Ricostruzioni

Parte dei capitelli presentavano precedenti interventi di restauro ed erano ricoperti da uno strato di colore a tempera.

Si è intervenuti con la rimozione del colore per mezzo di lavaggi a base di una soluzione con tensioattivo anionico a pH controllato e successiva risciacquatura per eliminazione dei sali residui con acqua demineralizzata.

Una volta rimossi gli strati di pittura ci si è trovati di fronte alla forma originale che presentava diverse lacune e distaccamenti dal supporto murario sottostante.

In particolar modo si notavano varie lacune per perdita di materiale, alcune foglie della decorazione a stucco già precedentemente ricostruite erano nuovamente lesionate.

Nelle fasce risultavano mancanti o gravemente deteriorate circa una decina di decorazioni a foglia d’acanto.

Molte di queste deteriorazioni erano dovute a vecchie infiltrazioni piovane che avevano fatto arrugginire i perni di sostegno.

La formazione di ossidazione nel ferro aveva aumentato il volume dei perni stessi e fatto sgretolare le decorazioni a stucco.

Dopo un’accurata rimozione degli strati di ossido ed il trattamento degli elementi metallici con un convertitore di ruggine e, ove mancanti con inserimento di nuovi perni in acciaio inox, venivano eseguite le ricostruzioni delle parti mancanti con una malta di sabbia fine e grassello di calce e rifinite con marmorino finissimo.

Per le foglie d’acanto andate perdute si provvedeva a realizzare un calco in gomma siliconica e successivamente la realizzazione di copie che andavano ad integrare le lacune presenti nella fascia decorata.

Parte del cornicione che delimita la cupola dalla fascia con decorazioni a stucco, nella parete sinistra, era completamente deteriorato, probabilmente per i lavori eseguiti per passare il vecchio impianto elettrico.

Veniva ricostruito nelle lacune, mentre nelle zone adiacenti alle stesse si inserivano dei micro perni a scomparsa in acciaio inox per ancorare lo stesso alla struttura muraria sottostante.

Rifinitura delle integrazioni con intonaco a marmorino e velatura finale a spugnatura con terre naturali e latte di calce per l’integrazione cromatica.

3. PARETI LATERALI

La cappella è delimitata all’interno da delle paraste che dividono la zona di accesso della cappella stessa dalla parte centrale dominata dalla cupola e dove è presente un altare con gruppo scultoreo.

Le paraste sono in intonaco a marmorino nella parte superiore mentre il piedistallo di base è realizzato in pietra d’Istria.

Entrambe le pareti laterali della cappella presentavano delle grosse fessurazioni perpendicolari molto probabilmente dovute ad un assestamento statico.

La superficie risultava ricoperta da varie dipinture e, in alcune zone, da dei distaccamenti della superficie dalla muratura sottostante.

Nella parete di sinistra una parte dell’intonaco a marmorino era andato completamente distrutto e una parte della stessa era stata ricostruita in un intervento precedente con un intonaco rifinito al grezzo.

Su tutta la superficie erano presenti numerosi chiodi e ganci di varia natura ormai inutilizzati da tempo ed alcuni avevano formato rigonfiamenti dovuti alla ossidazione della ruggine.

3.1 Pulitura

Venivano rimossi gli strati di dipinture a secco con bisturi e raschietti ben affilati.

Con l’utilizzo di un trapano a mano si asportavano i chiodi deteriorati e inutilizzati facendo attenzione a non intaccare l’intonaco adiacente.

Le crepe e le fessurazioni venivano richiuse con un impasto di malta fina lasciando lo spazio per l’inserimento delle cannule da utilizzare per i consolidamenti.

Nelle zone interessate dal parziale distaccamento ma che non presentavano delle fessurazioni sulla superficie venivano utilizzate delle siringhe per iniettare le apposite malte colloidali, concordate con la D.L.

Sulla superficie delle pareti veniva eseguito un leggero lavaggio con spugne morbide ed acqua deionizzata per l’asportazione delle polveri e dei residui depositatesi durante la rimozione delle dipinture.

Le lacune venivano integrate con la stessa metodologia utilizzata per il soffitto della cappella.

Pulitura delle basi in pietra d’Istria delle paraste con rimozione delle stuccature incoerenti e dei rappezzi in malta cementizia.

Lo zoccolo di una parasta posta sul lato destro della cappella presentava una lacuna che lasciava intravedere i mattoni sottostanti.

Si provvedeva ad integrare con l’utilizzo di un impasto di polvere di pietra d’Istria e calce desalinizzata.

Veniva integrata anche la fascia sottostante le pareti che, come in altre zone, presentava notevoli lacune.

3.2 Consolidamenti

Dopo aver rimosso gli strati di dipinture sulle spallette e sugli architravi in pietra delle due porte poste sulla parete destra della cappella, venivano alla luce due fratture perpendicolari negli architravi stessi.

Dopo aver esaminato la stabilità degli stessi si interveniva con l’inserimento di due perni in acciaio inox, fissati con resina epossidica per ciascun architrave.

A consolidamento avvenuto si imbonivano le fessurazioni con un impasto a base di polvere di pietra d’Istria e calce idraulica desalinizzata.

Sulla superficie lapidea veniva applicata a pennello, quale protettivo, una cera microcristallina.