La preghiera è stare in silenzio nel bosco
“La nostra vita quotidiana, sociale, urbana e mediatica, piena di codici mutevoli e liquidi.
Più di una volta, si percepisce o si invoca la Natura nelle riserve naturali, mare, isole, montagne, selve o boschi, come territori di tregua, riposo, pace, ozio, festa.
Entrare nei quali, ad esempio nei boschi, è toccare l’informalità vegetale della Natura.
Lì ci attendono nuovi vocabolari.
Siccome ogni uno guarda con la cultura che possiede e parafrasando Eugenio Turri nel suo “Paesaggio come teatro”, incontra: un bosco ideale, un bosco reale, un bosco fantastico.
Levi-Strauss dai suoi lontani “Tristi Tropici” teorizza su quanto il territorio condiziona la forma culturale.
Il deserto genera il Monoteismo.
Nel vuoto l’uomo si proietta come soggetto centrale, attorniato dalla sua fantasia-metafisica.
La foresta, diversamente gli toglie centralità.
L’uomo, lì è uno dei tanti componenti ambientali del Politeismo in danza.
La versione romantica e moralizzante di Frederich Holderlin, divinizza e moralizza la Natura per incoraggiarci:
“…Se il maestro spaventa chiedete consiglio alla Natura…”
Più puliti e senza eloquenza didattica gli “haikus” giapponesi, non indottrinano ne danno metafore, solo chiedono contemplazione.
Usando questa forma poetica J.L. Borges recita:
“…Lontano un trillo l’usignolo non sa che consola…”.
Più vicino a noi Mario Rigoni Stern sincronizza il tempo di questi luoghi:
“Passarono le stagioni, la primavera con il disgelo, l’estate con il fieno e le malghe, l’autunno con la legna e ifunghi, l’inverno con i morbidi piumini sui letti tiepidi e la neve sulle fienstre.
Tutte le cose mutano in fretta.
Troppo in fretta:”
Poemi, riflessioni, immagini ritagliate della Natura, raccolte come germogli silvestri di ritorno alla nostra urbanità, alla nostra casa, sono diventati feticci, ricordi, erbari, giardini, orti di un esiliato della Natura.
Qui nel nostro Spazio l’opera di Piero Casarin nei suoi quadri e installazioni, ritaglia e seleziona il suo interrogatorio al bosco.
Per “parlarci” del corpo della legna.
Con tratto iperattivo, dandoci una visione espressionista della declamazione del bosco.
Anche Lui ci convoca alla maniera di Mario Rigoni Stern:
“La preghiera è stare in silenzio nel bosco”.
Carlo Grippo